Discussione generale
Data: 
Lunedì, 26 Giugno, 2023
Nome: 
Emiliano Fossi

A.C. 1238

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, Governo, l'annuncio del decreto Lavoro il 1° maggio mi ha ricordato una misera pubblicità degli anni Ottanta, quella della Telefunken. Molti se lo ricorderanno e, per chi non se lo ricorda, forse la frase “potevamo stupirvi con effetti speciali e colori ultravivaci, ma noi siamo scienza, non fantascienza” ricorderà qualcosa. “Nel giorno della festa dei lavoratori il Governo sceglie di lavorare, sceglie di lavorare per dare risposta a quei lavoratori e a coloro che legittimamente aspirano a migliorare la loro condizione. Lo facciamo con una serie molto articolata di provvedimenti, ma il più importante di questi provvedimenti è quello relativo al taglio delle tasse sul lavoro, il più importante taglio delle tasse sul lavoro degli ultimi decenni”. Diceva così, con enfasi, Giorgia Meloni in un video, patinato e scintillante, che mitizzava, più che altro, la figura della Presidente del Consiglio, dominus incontrastato e indiscusso di Governo e Parlamento.

Oggi se analizziamo quel provvedimento, come stiamo provando a fare con molta fatica in questi giorni, vediamo tre cose: che sul lavoro c'è poco o niente, che il passaggio alle Camere è stato praticamente ininfluente e che la destra cerca di coprire i propri fallimenti con la propaganda.

Una cosa emerge chiara da questo provvedimento, cioè il concetto che la destra, questa destra, ha del lavoro. Nei Paesi civilizzati lavoro significa o dovrebbe significare meno precarietà, maggiori diritti, salari adeguati al costo della vita. Invece, vedendo il provvedimento che oggi esaminiamo, emergono tre concetti significativi: il primo è l'aumento della precarietà. Il decreto Lavoro favorisce l'utilizzo dei contratti a termine e dei voucher e prevede anche una liberalizzazione del lavoro somministrato. In questo contesto va aggiunto che i precari sono penalizzati rispetto ad altri lavoratori non soltanto nel posto di lavoro ma anche nella vita. Per i precari, soprattutto quelli giovani, è, infatti, difficile essere indipendenti, farsi una famiglia e, quindi, avere dei figli. Precarietà e natalità sono, quindi, due rette parallele. Basti pensare alle difficoltà per i precari di accedere a un mutuo per acquisire la prima casa. Va anche specificato, in questo contesto, come, per esempio, il Governo, in questa situazione già difficile e critica, faccia scadere tra pochi giorni, il 30 giugno, la garanzia statale per la richiesta di mutui agevolati da parte dei giovani sotto i 36 anni e delle altre categorie prioritarie che acquistano la prima casa. Quindi, il primo elemento che traiamo è che per la destra promuovere il lavoro significa promuovere la precarietà.

Il secondo aspetto significativo di questo decreto è quello di meno diritti, quindi non solo precarietà che porta a meno diritti per i lavoratori ma tutto il provvedimento è costruito in modo da limitare i diritti degli occupati, soprattutto ai danni delle categorie deboli, dalla formazione negata a chi non risiede in Italia da 5 anni alle limitazioni per lo smart working ai soggetti fragili. Non vi è, poi, quasi nessuna norma concreta e risorse certe sulla stabilizzazione dei lavoratori della pubblica amministrazione, nonostante le promesse. Vedete, nonostante questi continui e colpevoli ritardi lo Stato italiano sarà comunque prima o poi obbligato a stabilizzare gli insegnanti e il personale amministrativo della scuola pubblica, gli operatori sanitari, i lavoratori del settore dell'alta formazione artistica, musicale e del settore operistico, il personale degli istituti pubblici di ricerca, i lavoratori forestali e il personale volontario dei Vigili del fuoco. Lo prevede il secondo stadio della procedura di infrazione avviata ad aprile scorso dalla Commissione europea, che intende condannare l'abuso di contratti e di rapporti di lavoro a termine nella pubblica amministrazione. Quindi, per la destra promuovere il lavoro significa anche limitare i diritti dei lavoratori. Su questo non c'erano molti dubbi, visto anche come una Ministra della Repubblica, ancora in carica, pare trattasse i suoi dipendenti.

Il terzo punto è costituito da salari adeguati al costo della vita. Del taglio epocale delle tasse annunciato dalla Premier il 1° maggio scorso rimangono poche decine di euro di aumento, peraltro solo per pochi mesi. Poche decine di euro a fronte di un'inflazione che continua ad essere a due cifre. Infatti, l'Istat ha comunicato che nel mese di maggio 2023 l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività ha registrato un aumento dello 0,3 per cento su base mensile e un incremento del 7,6 per cento su base annua, rispetto all'8,2 per cento del mese precedente, e, dunque, i rincari per gli italiani sono maggiori.

Se prendiamo in esame, infatti, il carrello della spesa e le rilevazioni a maggio del settore che comprende tutti i beni di consumo primario e i prodotti confezionati dall'industria, quindi dalla grande distribuzione organizzata, è al 14,1 per cento, ad aprile era al 14,4 per cento. La situazione purtroppo è critica anche perché la BCE ha aumentato ulteriormente i tassi di interesse, e i mutui e i prestiti delle famiglie sono saliti ulteriormente. Non venite poi a parlarci della vostra delega fiscale, della tassazione della tredicesima e degli straordinari sbandierati in questi giorni. Sono ancora incerti percentuali delle riduzioni, coperture economiche e tempistica.

Anche qualora si trovassero le risorse, si tratta di un disegno di legge delega che dovrà essere approvato alla Camera, poi al Senato senza modifiche, difficile per un provvedimento che non è un decreto. Dovranno poi essere redatti ed approvati i decreti attuativi, essendo una legge delega. Quindi passeranno anni. Un capitolo a parte merita poi la vicenda dei rinnovi dei contratti pubblici, anche questi annunciati da mesi dal Governo, ma mai concretizzati perché non ha ancora trovato le risorse. Quindi per la destra promuovere il lavoro significa rinviare i rinnovi dei contratti collettivi e dare mancette per qualche mese a qualche lavoratore, spacciando peraltro tutto questo, è bene ricordarlo, come il più importante taglio delle tasse sul lavoro degli ultimi decenni.

Su questo è bene insistere perché lavoro, salari e inflazione non sono concetti astratti, che possono essere nascosti da operazioni demagogiche, sovraniste e strumentali. Sono la vera vita dei cittadini, che presto verranno a presentarvi il conto. In conclusione, o la destra italiana ha un concetto del lavoro diverso rispetto al resto del mondo - ci può stare, visti i risultati - o in questo provvedimento di lavoro c'è poco o niente. Questo provvedimento ha avuto comunque un merito, un aspetto di rilievo che va sottolineato.

Che il Governo avesse delle incapacità lo vediamo ogni giorno su temi decisivi, come l'attuazione del PNRR. Che il Governo fosse anche in cattiva fede è palese dai continui provvedimenti ideologici che presenta con l'obiettivo di distrarre l'opinione pubblica dai temi reali, alimentando confusione, per poi tornare sui propri passi, e rallentando colpevolmente i lavori parlamentari, che dovrebbero essere focalizzati sulle problematiche dei cittadini. Se facessi una lista dettagliata, nonostante 9 mesi di Governo, rallenterei anche io i lavori parlamentari, ma basta qualche esempio: rave, cannabis, ONG, maternità surrogata, diritti dei bambini delle famiglie LGBT.

Grazie a questo provvedimento abbiamo avuto, però, la prova provata che la destra sia divisa in maniera drammatica ed evidente. La maggioranza che va sotto in Commissione bilancio al Senato sulla discussione degli emendamenti del decreto Lavoro e soprattutto le scuse di facciata di autorevoli esponenti confermano questa spaccatura, poi esplosa con l'esasperato tatticismo per la ratifica del MES. Prima di andare a concludere, penso che occuparsi di lavoro significhi certo decreto Lavoro, i provvedimenti che dovevano essere presi e che non sono presi, e che invece procurano ulteriore frammentazione del mondo del lavoro, precarietà, insicurezza delle persone che si sentono a rischio e non garantite.

Occuparsi di lavoro significa e significherebbe anche occuparsi di crisi, di vertenze aperte. Ce ne sono tante nel nostro Paese. Io, che ho a cuore naturalmente tutto il Paese, tutta la nostra nazione, e in modo particolare la regione da cui provengo, la Toscana, non posso fare a meno di sottolineare alcune crisi e vertenze fondamentali che attanagliano la mia regione, che è uno dei territori più colpiti dalla crisi energetica e dall'inflazione. In questi mesi la regione Toscana ha provato a parare il colpo, provando a salvaguardare i livelli occupazionali, collaborando con le organizzazioni sindacali e utilizzando nuovi strumenti e accordi ispirati al principio di responsabilità sociale dell'impresa, ma ci vuole un impegno più forte anche da parte del Governo, delle istituzioni nazionali, più fattivo, più deciso, più presente.

Abbiamo tante crisi aperte, nella lavorazione del vetro l'azienda Industria Vetraria Valdarnese a San Giovanni Valdarno, nelle macchine industriali per ristorazione l'azienda Giga Grandi Cucine a Scandicci, nell'abbigliamento l'azienda Giorgio Armani Retail Srl a Leccio, nell'automotive l'azienda GKN Driveline-QF a Campi Bisenzio, nel trattamento dei rifiuti l'azienda Moggi Smaltimenti a Pontassieve, nella chimica l'azienda Venator di Scarlino, nella siderurgia le Acciaierie di Piombino, nella logistica l'azienda MT Logistica di Livorno, nelle analisi chimiche l'azienda Agrolab a Carrara, nel siderurgico l'azienda Sanac a Massa, nel turismo e sanità l'azienda Terme di Montecatini a Montecatini Terme, nei call center l'azienda Pay Care a Siena, nel campo dell'energia solare e della mobilità elettrica l'impresa Fimer di Arezzo.

Ci vuole una visione industriale, ma ci vuole anche la rapidità di intervento, perché i tavoli siano aperti e siano riuniti presso il MISE e presso i Ministeri competenti in maniera più forte e più precisa rispetto a quanto fatto sino ad ora. Concludendo, il decreto Lavoro è stata l'ennesima occasione persa dalla destra. Una destra che, ancora una volta, evita di contrastare le cattive pratiche che penalizzano il lavoro dignitoso e di qualità, come le delocalizzazioni delle imprese o il caporalato. Una destra che ha utilizzato un decreto Lavoro per penalizzare addirittura la povertà, come testimoniato dai percettori del reddito di cittadinanza, che vengono dimezzati, e questa destra pare vedere la povertà come uno stigma, come una colpa, come hanno rilevato molti colleghi che sono intervenuti prima di me.

Una destra che continua ad utilizzare decreti e fiducie pur avendo, così dicono, una maggioranza ampia, un orizzonte politico lunghissimo e nessuna contingenza drammatica, come è stato, ad esempio, negli anni scorsi il COVID, dove comunque l'attuale Premier si sbracciava da questi stessi banchi denunciando il bavaglio democratico. Sappiamo che continuerete a dire che gli elettori vi hanno votato per fare questo; lo fate da mesi, nonostante i continui disastri. Non sapete fare altro. Sinceramente vi chiedo: siete veramente sicuri che gli elettori vi hanno votato per fare questo? Pensateci bene prima di rispondere.